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Sondaggi di guerra, perché i russi sono apatici sul conflitto e l’Ucraina resta unita

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Sondaggi di guerra, perché i russi sono apatici sul conflitto e l’Ucraina resta unita

Per noi – ha detto Putin – ciò che succede in Ucraina «è questione di vita o di morte». Ma gran parte dei russi sembra pensarla in modo diverso: lo stato d’animo prevalente è l’apatia. I sondaggi indipendenti, citati dal giornale d’opposizione Verstka, dicono che i russi sono rassegnati alla guerra. Cercano di tenerla sullo sfondo delle loro vite, vorrebbero che finisse, ma l’hanno anche accettata e interiorizzata. Secondo Verstka, la maggioranza dei russi evita di pensare o parlare della guerra a meno che non sia colpita personalmente dalla perdita di un familiare. È vero che tra i parenti dei soldati mobilitati crescono le proteste e il malcontento; ed è vero che ci sono stati almeno 300 arresti tra chi ha reso omaggio ad Aleksei Navalny, l’oppositore di Putin morto in carcere. Però sofferenza e disillusione restano perlopiù un fatto privato. La risposta della società russa al decesso di Navalny è stata relativamente silenziosa. Chi critica la guerra, anche blandamente, rischia non solo la galera, anche la confisca del patrimonio. Alla vigilia delle elezioni non ci sono alternative – né a Putin, né alla guerra contro Kiev, che è parte di uno scontro generale con l’Occidente.


Non c’è alternativa anche perché le cose oggi sembrano girare nel verso del Cremlino. Le truppe russe stanno lentamente avanzando. Putin ha messo l’economia sul piede di guerra e l’industria produce cinque volte più proiettili d’artiglieria rispetto all’inizio del conflitto. Invece il sostegno occidentale tentenna – il punto debole è l’America, dove i repubblicani trumpiani bloccano l’ultima tranche di aiuti militari. Putin si è paragonato agli Zar del passato. Ha detto che in Ucraina sta facendo come Pietro il Grande fece nel Baltico: fortificando e ripristinando le terre russe. È questa la questione di vita o di morte. La maggior parte dei russi però non ha mai chiesto la guerra, né ha mai desiderato conquistare l’Ucraina. Vuole solo che la vita torni alla normalità. I sondaggi di opinione mostrano che la volontà di fare sacrifici per la guerra è a livello più basso dall’inizio dell’“operazione militare speciale”. Ciò non significa che si stia formando un movimento di protesta, ma i dati dei sondaggi suggeriscono che il sostegno alla guerra va erodendosi.

L’altro punto fondamentale è che l’economia russa finora ha retto (e anche questo ha fatto da argine alle proteste). Ma nel lungo periodo è un equilibrio fragile: produrre armi, proteggere il tenore di vita e allo stesso tempo tenere a bada l’inflazione. La crescita del Pil è drogata dalla produzione di armi. E una volta che sei dipendente dall’industria bellica puoi davvero tornare alla pace? Secondo un rapporto di gennaio dell’Istituto di Vienna per gli studi economici internazionali, la guerra sta stimolando così tanto l’economia russa che c’è il rischio di stagnazione – o addirittura di “crisi totale” – se il conflitto finisce.

Nel frattempo emergono dati interessanti anche dal paese aggredito, l’Ucraina. Un sondaggio spiega bene l’effetto della guerra sull’ identità nazionale. L’obiettivo di Putin non era proteggere i russofoni nel Donbas né allontanare la Nato, ma riportare l’Ucraina nella zona di influenza russa. Ed è una guerra tanto per il territorio quanto per il controllo delle persone e delle loro idee. Uno degli strumenti dei russi è sempre stato quello di dividere e polarizzare la società ucraina per indebolirla. L’aggressione su larga scala però ha ottenuto il risultato opposto. Secondo un sondaggio dell’Istituto di sociologia di Kiev, a fine 2023 il 69% degli ucraini era convinto che il paese stesse risolvendo le sue contraddizioni e fosse sulla strada per diventare politicamente più unito. A ottobre del 2020 la percentuale era solo del 35%. È Putin che ha debellato l’influenza russa e spinto l’Ucraina verso l’Occidente.

Ma ci sono anche dati meno positivi, che segnalano quanto il momento sia critico. È la fase più difficile dall’inizio della guerra, e per la prima volta ci sono più persone che credono che la gestione del paese non stia andando nel verso giusto. A dicembre 2023, il 54% degli ucraini credeva ancora che la strada fosse corretta, ma il dato è sceso al 44% a febbraio, e ora il 46% degli intervistati dice che le cose vanno nella direzione sbagliata. La fiducia in Zelensky continua scendere – non aiuta la caduta di Avdiivka, il primo successo militare russo in nove mesi. A marzo avrebbero dovuto esserci le elezioni ucraine, ma non possono tenersi perché c’è la legge marziale. Questo però consentirà alla Russia e a un numero crescente di nemici interni di mettere in discussione la legittimità di Zelensky. Per lui, dice Mykola Kapitonenko, analista di Kiev, non c’è una minaccia immediata. Ma la crisi si sta aggravando.

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