Aaron Bushnell, il soldato dell’aeronautica americana che si è dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington, ieri pomeriggio è morto in serata, quando in Italia era notte per le gravi ferite riportate, ha riferito un portavoce della Metropolitan Police del Distretto di Columbia.
L’aviere dell’Air Force aveva 25 anni. Ieri si è presentato davanti all’ambasciata di Gerusalemme su International Drive nella zona nord della città e ha registrato un video: «Non sarò più complice del genocidio. Sto per intraprendere un atto di protesta estremo, ma, rispetto a quello che le persone hanno vissuto in Palestina per mano dei loro colonizzatori, non è affatto estremo. Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso sarà normale», ha affermato Bushnell. Poi si è cosparso di un liquido, ha posato il telefonino e si è dato fuoco. Mentre si stava immolando e le fiamme hanno iniziato a circondarlo urlava «Free Palestine».
Il suo gesto estremo è l’ultimo di un’esclation di proteste contro le azioni israeliane e il supporto dell’Amministrazione Biden alle operazioni israeliane a Gaza.
Domenica sera numerosi manifestanti pro-Palestina si sono riversati a New York, di fronte al Centro di cultura ebraica, sulla 92 Strada, nell’Upper East Side di Manhattan.
La zona è stata presidiata da decine di poliziotti, l’accesso al centro è stato chiuso, transenne sono state montate per tenere le persone a distanza di sicurezza, mentre sul marciapiede di fronte, tra la 92 Street e Lexington Avenue, i manifestanti intonano canti a favore di Gaza, contro Joe Biden e contro il genocidio mentre le bandiere della Palestina continuano a essere sventolate.
C’è stata tensione ma non si sono registrati incidenti.
Due giorni fa invece un gruppo di attivisti ha occupato l’ingresso del palazzo che ospia, sempre a New York, gli uffici dei due senatori federali e democratici Charles Schumer e Kirsten Gillibrand, «colpevoli» di sostenere Israele. I giovani indossavano delle magliette con la scritta “Ceasefire Now”, subito il cessate il fuoco.