Il Medio Oriente è in ebollizione e i ribelli Houthi, ormai da tempo, stanno ostacolando i commerci nel Mar Rosso con una raffica di attacchi improvvisi. Un’operazione di soccorso navale è in corso per salvare l’equipaggio di una nave battente bandiera delle Barbados e di proprietà americana, colpita a sud-ovest di Aden dai ribelli Houthi. Lo ha riferito la società di sicurezza marittima Ambrey, precisando che la nave cargo “ha subito danni” e una parte “dell’equipaggio è già nelle scialuppe di salvataggio”. “Ambrey ha osservato una nave militare della Marina indiana navigare in prossimità dell’ultima posizione nota della nave colpita. Ulteriori rapporti affermavano che erano in corso operazioni di salvataggio”, ha aggiunto. Tre membri dell’equipaggio della nave True Confidence risultano dispersi e altri quattro hanno riportato gravi ustioni dopo che il cargo è stato colpito e danneggiato al largo dello Yemen.
A riportare la notizia è stata la Reuters, che ha citato una fonte secondo la quale l’imbarcazione sembra essere stata abbandonata. L’armatore ha fatto sapere che la nave è stata colpita a poco più di 90 km a sud-ovest di Aden, presumibilmente da un missile lanciato dai ribelli yemeniti Houthi. Il cargo è alla deriva a causa di un incendio a bordo, ha aggiunto l’armatore, precisando che non sono disponibili informazioni sui 20 membri dell’equipaggio e le tre guardie armate a bordo. Intanto, un esperto Ispra offrirà supporto nella gestione dell’emergenza ambientale legata alla nave affondata nel Mar Rosso. Ne dà notizia Ispra sul suo sito Internet. “Luigi Alcaro dell’Ispra – si legge – è stato selezionato dall’Emergency Response Coordination Centre della Commissione europea, tra i vari candidati a livello internazionale, per supportare le Autorità Yemenite per far fronte all’emergenza ambientale originatasi dall’affondamento della motonave Rubymar e conseguentemente del suo carico inquinante a seguito dell’attacco terroristico degli Houti del 18 febbraio”. L’esperto Ispra è “chiamato a valutare il rischio di danno agli ecosistemi marini derivanti dal potenziale rilascio in mare del combustibile di bordo e del carico di fertilizzanti (circa 28mila tonnellate) e a formulare ipotesi di interventi sul relitto per la mitigazione delle conseguenze del rilascio inquinante”.