Mentre si continua a setacciare quel poco che resta della sala concerti ingoiata dalle fiamme e col tetto crollato, è salito a 137 il numero delle vittime dell’attentato al Crocus City Hall di Mosca. A distanza di 3 giorni dalla strage il bilancio è comunque destinato ad aumentare visti anche i 180 feriti, alcuni molto gravi.
Il gruppo terroristico ISIS -K ha trasmesso una seconda rivendicazione pubblicando il video degli attentatori all’opera. Nella notte tra sabato e domenica sono stati arrestati in 11 sospettati di essere coinvolti nell’attacco, compresi 4 componenti del commando fermati nella regione di Bryansk, mentre erano in fuga a circa 100 km dal confine con l’Ucraina. Ieri sono stati trasferiti nell’edificio dell’ufficio centrale del comitato investigativo dove riceveranno una misura preventiva e inizieranno gli interrogatori. Dopo le immagini di mutilazioni diffuse dopo l’arresto dei quattro, ieri canali Telegram russi hanno mostrato immagini di torture sugli arrestati, in particolare Faridun Shamsutdin.
Nonostante la doppia rivendicazione del ramo dell’IS basato nella regione di Khorasan in Afghanistan, la Russia continua a setacciare una pista che porterebbe a Kiev. C’è il timore che la tragedia possa essere l’inizio di un’ulteriore escalation. In Occidente predicano prudenza, eccezion fatta per il Ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt che, intervistato da Sky News, accusa a testa bassa Mosca di creare una «cortina fumogena di propaganda per intensificare le operazioni in Ucraina». Da Kiev ribadiscono la propria estraneità è definiscono Putin un «bugiardo patologico».
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Sull’allerta terrorismo in Russia trasmessa a inizio marzo dalle ambasciate occidentali ai propri cittadini, gli Stati Uniti sostengono di aver condiviso le informazioni di intelligence con quelle di Mosca. Dal fronte russo però negano di aver ricevuto alcun avvertimento specifico su un possibile attacco terroristico a Mosca: «Non abbiamo ricevuto alcuna notifica o messaggio in anticipo», ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov citato dalla Cnn aggiungendo di «non aver avuto contatti né con la Casa Bianca né con il Dipartimento di Stato».
L’allerta a livello internazionale resta altissima. Nella notte tra sabato e domenica e a poco più di 24 ore dall’attentato a Mosca, l’Ucraina ha scagliato uno dei suoi più potenti attacchi aerei contro la Crimea, utilizzando almeno una dozzina di missili a lungo raggio britannici e francesi Storm Shadow/Scalp. Sui danni a Sebastopoli è giallo: gli ucraini sostengono di aver colpito altre due navi della flotta russa anche se al momento non c’è alcuna prova.
La Russia ha risposto con il terzo pesante attacco missilistico in pochi giorni secondo l’ormai solito schema dell’abbinamento tra droni Shahed e missili da crociera, balistici e ipersonici. Gli impianti energetici sono stati colpiti di nuovo dopo il raid di tre giorni fa specie nelle regioni di Kiev, Kharkhiv ma soprattutto Leopoli. Mai prima d’ora c’era stata una tale concentrazione di attacchi verso l’Ucraina occidentale. In questa circostanza, un missile da crociera russo ha varcato per 39 secondi il confine con la Polonia intorno al villaggio di Oserdów. Il ministero degli Esteri polacco ha annunciato su X che «chiederà chiarimenti alla Russia. Soprattutto, chiediamo alla Federazione russa di fermare gli attacchi aerei terroristici contro gli abitanti ed i territori dell’Ucraina».
SCONTRO NEI CIELI
Tensione anche nei cieli russi dove un caccia MiG-31 ha impedito a due bombardieri B -1B dell’aeronautica americana di violare lo spazio aereo di Mosca. Continuano le voci di una imminente nuova ondata di mobilitazione in Russia, anche se fonti familiari con l’argomento dicono a Libero che una mobilitazione ufficiale non ci sarà. Potrebbe però esse re intensificato il meccanismo di «mobilitazione ombra» che da un anno e mezzo ha per messo ai russi di proiettare in uniforme quasi mille volontari al giorno. Nel fronte interno russo la priorità è al momento scongiurare possibili episodi di emula zione e tensioni sociali. Nel giorno del lutto nazionale so no scattati allarmi bomba in due centri commerciali (a San Pietroburgo e Vladivostok) e all’aeroporto moscovita di Sheremetyevo. Il grande tema che tiene banco però è quello dell’immigrazione.
Al momento della scoperta della nazionalità tagika degli attentatori sono scattati raid in zone con alta densità di migranti dall’Asia centrale, ma anche iniziative popolari (come ad esempio il sabotaggio dei tassisti tagiki).
Oltre ad essere un paese multiconfessionale e con il pericolo che esasperare il conflitto religioso possa portare all’attivazione di altre cellule terroristiche, dall’Asia Centrale arriva da tempo un enorme contributo in termini di arruolamenti. Per questo un eventuale conflitto sociale potrebbe avere conseguenze anche tra i ranghi dell’esercito.
A questo proposito, dato che una modesta perturbazione politica a Mosca diventa un diluvio in Armenia, nella giornata di ieri si era temuto una escalation terroristica anche a Erevan, dove tre uomini avevano assaltato un comando di polizia. Ma l’intervento delle forze dell’ordine ha portato all’abbattimento di due terroriti e all’arresto del terzo.