Nelle elezioni più incerte e combattute degli ultimi 25 anni la Slovacchia ha infine deciso da che parte stare: da oggi il nuovo presidente della repubblica centrorientale è Peter Pellegrini, leader del partito al governo Hlas-Sd guidato dal premier nazionalista filorusso Robert Fico. Pellegrini ha battuto al secondo turno l’europeista Ivan Korcok, ministro degli Esteri nel biennio 2020-2022, con il 54,4% contro il 45,6% dei voti, e ora è facile prevedere che l’esecutivo avrà al suo fianco, per i prossimi cinque anni, un presidente che non si opporrà a quella che gli osservatori definiscono una “orbanizzazione” della Slovacchia, ma che anzi sosterrà i prossimi passi di Fico che, verosimilmente, allontanerà ancora di più Bratislava dall’Europa e renderà difficile il sostegno dell’Unione all’Ucraina.

Consapevole della preoccupazione internazionale per le posizioni di Fico, il 48enne Pellegrini ha sostenuto che il voto «non riguarda la direzione futura della politica estera» della Slovacchia e ha assicurato: «Garantisco che continueremo ad essere un membro forte della Ue» e della Nato. La presidenza in Slovacchia è in gran parte cerimoniale, ma il capo di Stato può sempre porre il veto sulle leggi e nominare i funzionari chiave risultando un elemento di ostacolo – o di sostegno – alle scelte di Fico. Secondo i critici del governo Fico sta seguendo le orme di Orban su magistratura, media e relazioni – assai “distese” – con Putin. In carica dallo scorso ottobre, il governo composto dal partito Smer di Fico, dallo Hlas di Pellegrini e dalla piccola formazione di estrema destra Sns ha interrotto gli aiuti militari statali all’Ucraina. Pellegrini è stato ministro nei precedenti governi di Fico e lo ha persino sostituito come capo del governo nel 2018: pur essendone stato rivale per un periodo, in un dibattito televisivo in campagna elettorale aveva ammesso: «Mi candido per salvare il governo di Robert Fico».