ROMA. La logica del subappalto è strettamente legata al massimo ribasso. L’azienda che ha ottenuto la commessa delega parti dell’opera ad altre ditte, che con propri mezzi e maestranze realizzano il lavoro subappaltando a loro volta l’intervento ad altri soggetti, così avanti fino all’infinito. Ma tutte le parti chiamate in causa devono ovviamente fare profitto, e per riuscirci risparmiano sulla qualità, ricorrono al lavoro nero e ignorano le norme di sicurezza. La Fillea Cgil, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni, stima che il 70% degli infortuni nei cantieri avviene in regime di subappalto. La cronaca, purtroppo, conferma giorno dopo giorno i rischi che gli operai vivono in settori come le costruzioni e l’agricoltura, tra i più pericolosi guardando le tabelle dell’Inail. Il crollo del cantiere all’ex panificio militare di Firenze ha coinvolto i lavoratori in subappalto, come era successo ad agosto dell’anno scorso per la strage ferroviaria di Brandizzo, o per il crollo della gru a Torino a dicembre 2021.
«Nei cantieri l’Inail registra l’81% degli infortuni gravi e mortali dell’edilizia privata, partendo da questo dato noi abbiamo stimato su un campione di 100 infortuni che oltre il 70% avviene nel primo o nel secondo livello di subappalto», spiega Alessandro Genovesi, segretario della Fillea Cgil. «Ci sono più di 65 mila imprese che dichiarano zero dipendenti, il che vuol dire che è tutto subappaltato, ci sono vere e proprie squadre di persone originarie della Romania e dell’Egitto, ma anche tanti italiani, che lavorano a cottimo», continua Genovesi che aggiunge: «Poi è sempre più evidente il fenomeno delle imprese individuali, ovvero operai che non vengono assunti ma costretti ad aprire la Partita Iva e presi in subappalto per realizzare l’impianto elettrico o la colata di cemento».
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Tagli alla sicurezza
Le denunce di infortuni nelle costruzioni sono in costante aumento, l’Inail ne conta oltre 32.700 nel 2020, quasi 39mila nel 2021 e 40.135 nel 2022. Nel 2023 i risultati provvisori segnano un incremento del 4,1%. «Il subappalto ha una funzione specifica dal punto di vista imprenditoriale ed economico, serve a far fare dei lavori a delle ditte specializzate, ma nella prassi dei cantieri edili è diventato un modo per parcellizzare il lavoro», ricorda il magistrato Bruno Giordano, ex capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro. «E questo è economicamente paradossale perché più sono le imprese e più sono i passaggi in cui qualcuno deve avere un legittimo profitto: se un’azienda delega il lavoro ad altre 30 imprese, tutte ci devono guadagnare. Il subappalto non accompagnato da una specializzazione è un modo per abbattere i costi distribuendo il lavoro a imprese sempre più piccole», continua. «Perciò le aziende scaricano sui lavoratori più deboli i costi della sicurezza. La ditta che entra nella commessa spesso ricorre al lavoro nero e cerca di realizzare l’opera il più velocemente possibile, con una qualità scarsa». A chi in questi giorni dice che il subappalto a cascata è stato reintrodotto nel Codice degli appalti su richiesta dell’Unione europea – perché il divieto era in contraddizione con i principi di parità di trattamento – Giordano risponde così: «L’Europa non ha chiesto di liberalizzare tutti i subappalti all’infinito, che è quello che è successo. Non ci ha chiesto di violare la sicurezza ammazzando gli operai. Rendere lecito il subappalto a cascata nei lavori pubblici non può far venire meno le normative in materia di sicurezza. Dire “dovevamo farlo” non significa uccidere le persone sotto tonnellate di cemento armato».
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Pochi controlli
Le ispezioni in Italia sono poche, l’Istituto nazionale del lavoro è ancora sotto organico e la Fp Cgil rilancia una stima choc: «Un’azienda viene controllata una volta ogni 14 anni». Giordano, da ex capo dell’Ispettorato, racconta le difficoltà nel fare i controlli in presenza di subappalti: «Quando si arriva nei cantieri gli operai scappano perché sono irregolari o stranieri, molte volte per fare le ispezioni è necessario andare con i carabinieri e accerchiare il cantiere». Quando le verifiche vengono fatte i lavoratori irregolari trovati arrivano al 90%: «Vuol dire che in molti cantieri è la regola non essere in regola. Se non si fanno controlli, e purtroppo se ne fanno troppo pochi, si gode di un senso di impunità», sottolinea il magistrato.
Morire di subappalto
A Brandizzo persero la vita 5 persone per un subappalto da meno di mille euro. Come loro tre lavoratori rimasero vittime del crollo della gru a Torino. E ancora, altre tragedie. A dicembre, a La Spezia, un ragazzo egiziano di 24 anni è caduto da quasi dieci metri di altezza e sopra di lui è piombato il pannello su cui stava lavorando all’interno di un’azienda agricola. A Monopoli, nel maggio scorso, due operai di 64 e 62 anni rimasero sepolti sotto le macerie in uno scavo di un impianto fognario. A novembre un operaio di 59 anni fu colpito da una pala meccanica nel polo petrolchimico di Ravenna. È la spoon river dei morti sul lavoro, un’emergenza terribile e quotidiana che sembra non finire mai.