È il 15 marzo del 2022. Ilaria Salis è in un appartamento occupato abusivamente al Corvetto, quartiere popolare e degradato nel quadrante sud-est di Milano, e non sa che sta per essere cacciata. La polizia e gli ispettori Aler, l’azienda regionale proprietaria dei caseggiati, bussano alla sua porta: lo sgombero si materializza senza troppe tensioni. E aprirà una stagione di blitz chirurgici, da parte delle forze dell’ordine, per liberare una sfilza di case prese con la forza in quell’area ad alta densità anarchica. Due i movimenti antagonisti radicatissimi nel territorio: “Corvetto odia” e “Galipettes”, eredi dei centri sociali Corvaccio e Rosa Nera sgomberati nel 2014 ai civici 30 e 40 di via Ravenna, sempre al Corvetto. Quel 18 novembre di quasi dieci anni fa c’era anche Ilaria a incendiare la piazza. Nella periferia milanese si scatenò l’inferno: spazzatura data alle fiamme, cassonetti eretti a barricate, sassaiole contro gli agenti, lacrimogeni, cariche e manganellate. Dalle sette del mattino fino alle otto e mezza di sera fu guerriglia urbana. Nove persone furono accompagnate in Questura: tutti anarchici, tra cui volti noti habitué degli scontri di piazza. E nei guai finì anche la maestra, oggi detenuta in Ungheria e beatificata dalla sinistra, responsabile secondo i giudici del reato di resistenza a pubblico ufficiale aggravata.
SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Insieme ad altri compagni e compagne la Salis – come si legge nella sentenza delle Cassazione del 3 luglio scorso che dichiara inammissibile il suo ricorso contro la precedente decisione della Corte d’Appello del 25 ottobre 2022 che la condannava a sei mesi di reclusione aveva «intonato cori ostili, posizionato per la strada sacchi di spazzatura e bidoni, insultato i poliziotti, lanciato al loro indirizzo l’immondizia con frasi oltraggiose («mangiate» o «giusto nella monnezza potete stare») così rafforzando il proposito criminoso degli autori materiali della resistenza e apportando un proprio personale e significativo contributo». In particolare, in merito alle barricate e al lancio di oggetti contro le forze dell’ordine, la Cassazione sottolineava come fosse «di tutta evidenza che il comportamento tenuto da Salis, a prescindere dall’individuazione della specifica barricata a cui avevano partecipato e dai singoli fotogrammi menzionati dai giudici di merito, è stato correttamente qualificato come concorso morale rispetto alla violenza e resistenza attiva posta in essere da altri soggetti nell’ambito della manifestazione collettiva volta ad opporsi all’intervento degli agenti operanti tenuti a sgombrare un immobile abusivamente occupato».
Che Ilaria Salis, due anni fa, gravitasse ancora attorno al Corvetto di Milano è indice del fatto che i suoi legami con le frange più dure della galassia antagonista milanese sono più che solidi. Non c’era, però, l’11 febbraio dell’anno scorso al corteo non autorizzato che mise a ferro e fuoco il capoluogo lombardo contro la decisione del governo Meloni di non revocare il regime del 41 bis per il bombarolo anarchico Alfredo Cospito: la maestra dal pugno chiuso, quello stesso giorno, stava partecipando agli scontri coi neonazisti europei giunti a Budapest per celebrare la Giornata dell’Onore. Violenze per cui la procura ungherese ha chiesto undici annidi carcere. Intanto, il ministro degli Esteri, Antono Tajani, nell’informativa urgente del governo ieri a Montecitorio ha spiegato che le condizioni di detenzione sono «in netto miglioramento sotto l’aspetto igienico e quello sanitario, anche grazie ai ripetuti interventi dell’ambasciata italiana». E ancora: «Le sono state fornite coperte nuove, introdotte novità nella dieta e si registra un approccio generalmente più cortese di tutto il personale carcerario, il regime soddisfacente per quanto riguarda le comunicazioni, può parlare liberamente con famiglia e ambasciata. Ha avuto accesso ai video mentre riscontra ancora difficoltà nell’accesso agli atti tradotti in italiano, ma su questo l’ambasciata ha fatto una nuova segnalazione», ha specificato Tajani.
«IL PD LA CANDIDI IN EUROPA»
E poi la stoccata finale del ministro contro l’opposizione, che dopo aver chiesto a gran voce al governo di riferire ha preferito disertare l’aula: «È paradossale che chi si erge a difensore della magistratura ora chieda a noi di fare pressione sui giudici ungheresi: è un cortocircuito che alimenta tensioni e polemiche che danneggiano innanzitutto la questione di Ilaria. Non trasformiamo la vicenda in un caso politico che regala sicuramente grandi titoli sui giornale ma non fa il bene della signora Salis». Intanto, qualcuno a sinistra – il consigliere comunale romano della Lista Gualtieri, Carmine Barbati invita il Pd a candidare l’anarchica alle elezioni europee per garantirle l’immunità parlamentare. «Non ci sono più scuse. Ilaria deve essere riportata in Italia», ha poi attaccato il segretario dem, Elly Schlein. Le apparecchierà il seggio?