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Guerra Israele-Hamas e Medio Oriente, le news di oggi 30 marzo

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Guerra Israele-Hamas e Medio Oriente, le news di oggi 30 marzo

Israele alza il tiro nello scontro con Hezbollah. «Estenderemo l’offensiva al nord e aumenteranno gli attacchi” contro il gruppo armato sciita, in Libano o in Siria, ha annunciato il ministro della Difesa Yoav Gallant, nel giorno in cui un raid aereo ha colpito i dintorni di Aleppo provocando la morte di una quarantina di persone, tra cui 6 miliziani, secondo fonti della sicurezza locale e dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. La replica dei combattenti del Partito di Dio è arrivata con attacchi su obiettivi militari in Alta Galilea e non solo. Ma se al nord la situazione sta diventando sempre più instabile, a sorpresa sembrano invece riaprirsi i negoziati per una tregua a Gaza: con la decisione del premier Benyamin Netanyahu di inviare delegazioni a Doha e al Cairo.

Il cambio di passo di Israele al confine settentrionale è stato fotografato da Gallant. L’azione sta «diventando più offensiva che difensiva», ha spiegato il ministro della Difesa, avvertendo i nemici giurati di Hezbollah che saranno raggiunti «ovunque si trovino. Beirut, Baalbek, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine: e in posti più lontani, come Damasco».

Proprio la Siria è stata teatro di intensi raid poco prima dell’alba. Secondo i media di Damasco, i bombardamenti su Aleppo sono coincisi con gli attacchi di droni da parte di gruppi ribelli siriani contro obiettivi civili nella città e nei suoi sobborghi. Secondo l’Osservatorio, gli attacchi israeliani hanno colpito i depositi missilistici di Hezbollah nel sobborgo meridionale di Jibreen, vicino all’aeroporto internazionale. Israele ha colpito anche in Libano, prendendo di mira un’auto nell’area di Bazouriye. Il portavoce militare ha fatto sapere che nel raid è stato ucciso «Ali Abed Akhsan Naim, vicecomandante dell’unità che si occupa del lancio di razzi» dell’organizzazione sciita. Che «era anche uno dei leader per il lancio dei razzi a testata pesante». Sul fronte opposto Hezbollah, «per vendicare il raid su Aleppo», ha annunciato di aver sparato alcuni missili Burkan contro la base militare israeliana in Alta Galilea. La tv al Manar dello stesso Partito di Dio ha affermato che è stata colpita la base di Biranit, sede della 91/esima divisione dell’esercito di Israele a ridosso della linea del fronte, poco distante dal villaggio cristiano libanese di Rameish. La stessa fonte ha fatto sapere che sono stati lanciati razzi contro postazioni militari israeliane nell’area delle Fattorie di Shebaa, area contesa tra Libano, Siria e Israele. L’attacco ad Aleppo – che lo Stato ebraico non ha finora commentato – è stato condannato con forza dalla Russia, storica alleata del regime di Assad. «Tali azioni aggressive – ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova – costituiscono un’aperta violazione della sovranità di questo Paese e delle norme fondamentali della legge internazionale».

Nel 175esimo giorno di guerra sono proseguiti i combattimenti anche a Gaza, soprattutto al sud, in attesa dell’operazione a Rafah, con l’agenzia Wafa che ha riferito di 12 morti in un bombardamento vicino Khan Yunis. Allo stesso tempo si sono registrati spiragli per una tregua. Il premier Netanyahu ha incaricato il capo del Mossad, David Barnea, e quello dello Shin Bet Ronen Bar di «inviare nei prossimi giorni proprie delegazioni a Doha e al Cairo, con un ampio potere di decisione nella prosecuzione delle trattative sugli ostaggi». Israele, che in questa fase deve fare i conti con i rapporti sempre più tesi con gli Stati Uniti, continua comunque a ricevere un sostanziale supporto militare dal principale alleato. Secondo il Washington Post negli ultimi giorni l’amministrazione Biden ha autorizzato il trasferimento di miliardi di dollari in bombe e aerei da combattimento allo Stato ebraico. Nel pacchetto ci sarebbero anche 25 jet F-35. Allo stesso tempo la Casa Bianca prova a spingere per una soluzione politica della crisi. Lo stesso Biden infatti ha affermato che l’Arabia Saudita e altri Paesi arabi sono «pronti a riconoscere pienamente Israele». A patto, ha precisato, che ci sia «un piano post-Gaza» e «una soluzione a 2 Stati». Biden ha ammesso che questo «non avviene oggi, ma deve esserci un progresso, penso che possiamo ottenerlo».

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