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“Cosa non torna” – Il Tempo

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“Cosa non torna” – Il Tempo


Il bilancio aggiornato dell’attentato alla Crocus City Hall di Mosca fa salire a 137 il numero delle persone che hanno perso la vita sotto i colpi del commando armato che ha fatto strage prima dell’inizio di un concerto, venerdì scorso. Un’azione rivendicata dallo Stato Islamico, in particolare dalal sua diramazione del Levante, il cosiddetto Isis-K. Ma la Russia punta il dito su un presunto ruolo dell’Ucraina nel massacro. La versione di Mosca però presenta vari punto oscuri. A spiegare cosa non torna in quanto fatto trapelare dalle autorità russe è RaiNews 24 che in un servizio, mandato in onda domenica 24 marzo, parte dalle lacune della sicurezza in quello che, alla luce dell’allerta attentati a Mosca lanciata dagli Stati Uniti il 7 marzo, era un luogo a rischio. 

 

Secondo le ricostruzioni le forze dell’ordine sono arrivate solo dopo almeno 35 minuti, forse 45, e all’inizio dell’attacco sul posto non c’era nessun poliziotto. Una circostanza anomala di per sé e che risulta ancora più strana se si pensa che “ai funerali di Navalny le forze di sicurezza erano presenti ovunque”, spiega RaiNews 24. 

C’è poi un video, rilanciato dall’Associated Press, girato da un testimone presente nell’auditorium che dimostra come “le porte erano chiuse dall’interno” e “le porte di sicurezza non si potevano aprire, solamente una è stata quella aperta tanto che molti sono fuggiti rompendo le finestre”. Inoltre, è stato detto che i sospettati di far parte del commando terrorista – uno dei quali è risultato originario del Tagikistan – sono stati fermati con la loro auto vicino al confine con l’Ucraina. Tuttavia “la prima versione che è stata data dai siti che hanno fonti nei servizi di sicurezza” russi il gruppo sarebbe stato fermato in un villaggio vicino al confine con la Bielorussia e ben lontano da quello con Ucraina. Un deputato della Duma, successivamente, aveva indicato un’altra località, lontano dal confine con l’Ucraina e lontanissimo da quello con la Bielorussia. 

 

Una foto dell’auto bianca usata dagli attentatori è stata diffusa su canali Telegram con la targa oscurata, che secondo diverse fonti sarebbe proprio bielorussa. I quattro fermati, inoltre, avrebbero viaggiato negli scorsi mesi nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale Tagikistan e Kazakistan e in Russia, “ma nessuno ha legami con l’Ucraina né ci è mai stato”, viene spiegato dall’emittente. 

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