Prove di campo largo pacifista, senza Elly Schlein. Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni si ritrovano in Senato per un convegno sui conflitti in Ucraina e Medio Oriente: “Cessate il fuoco ora: a Gaza e in Ucraina! Un percorso di pace oltre il cessate il fuoco: un mandato Onu per Gaza”. Organizzato da Alternative per il socialismo e Coordinamento democrazia costituzionale, il convegno ospita molti relatori. Compresi i leader dei Cinquestelle e di Sinistra Italiana.
«Io non mi sento affatto nemico di Israele- dice Fratoianni- mi sento piuttosto un avversario del governo di destra in questo momento al potere in Israele. Un governo, quello di Netanyahu, che oggi è responsabile di crimini di guerra, che di ora in ora aggravano il bilancio di morti e feriti. L’unica prospettiva di pace e dunque di garanzia di sicurezza per il popolo di Israele è quella di avere due Stati per due popoli. Ma nulla sta andando in quella direzione. Credo che sia il momento di cambiare qualcosa nell’iniziativa politica del nostro Paese». Critico anche sugli aiuti a Kiev: «L’unica strategia che è stata finora messa in campo, e cioè l’escalation militare, oltre a non essere condivisa è fallimentare».
Fratoianni è consapevole delle posizioni che dividono il centrosinistra. Una settimana fa l’ex premier ha definito del «bellicista» al Partito democratico. «Dissapori tra Schlein e Conte? Dovete chiedere a loro, io continuo a ripetere che occorre lavorare per convergenze ampie di fronte ad una pessima destra». Il presidente pentastellato, però, si smarca: Centrosinistra, Conte: «Più che una posizione unitaria ci interessa una soluzione, una posizione che possa rafforzare chi sta lavorando a una exit strategy, una via d’uscita sia per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino sia per quanto riguarda l’attuale carneficina cui stiamo assistendo, che si sta compiendo a Gaza». Per Conte «non è tanto il problema di una posizione unitaria; dobbiamo lavorare perché maturi una posizione, si rafforzino ovviamente le istanze a favore di negoziati assolutamente di pace, sia in un conflitto che nell’altro».
Conte è arrivato con forte ritardo al convegno, a lavori praticamente chiusi, e quindi non ha preso la parola dal palco. Da dove la posizione dei relatori è stata chiara: «Ancora non sappiamo quando si giungerà al cessate il fuoco a Gaza, né in Ucraina. Però sappiamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina non ha avvicinato la “vittoria” ma ha causato un’inutile strage che avrebbe potuto essere evitata se fosse stata ridata la parola alla diplomazia. Sappiamo altresì che il prolungamento del confitto non consentirà ad Israele di realizzare alcun tipo di vittoria che possa assicurare pace e sicurezza al popolo israeliano. Se si vuole impedire che il conflitto continui, garantire la sicurezza di Israele e consentire il ritorno ad una vita civile della stremata popolazione di Gaza, c’è una sola soluzione: la Striscia di Gaza deve essere sottratta al controllo di Israele, che non può conservare il ruolo di potenza occupante. La Palestina è stata già un mandato britannico, oggi per la Striscia di Gaza si può resuscitare una sorta di mandato affidato alle Nazioni Unite».