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Airbnb, Booking e gli altri: ecco come nell’Ue cambiano le regole sugli affitti brevi

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Airbnb, Booking e gli altri: ecco come nell’Ue cambiano le regole sugli affitti brevi

BRUXELLES. Prezzi più in linea con il mercato e non «gonfiati», registro d’impresa e tracciabilità fiscale. L’Unione europea vara la stretta per gli affitti a breve termine, che si traduce in norme più severe per Airbnb e tutte le piattaforme del web attive nel settore. Booking, Expedia e TripAdvisor: anche loro finiscono nella rete a maglie strette dell’Ue, dopo il voto dell’Aula del Parlamento europeo che imprime un’accelerazione al riordino del comparto. Il via libera dell’Eurocamera non è quello definitivo, ma è il sostegno ad un accordo inter-istituzionale già trovato con il Consiglio dell’Ue. Un voto formale ma necessario, a cui manca solo il via libera degli Stati membri, atteso nei prossimi giorni.

Con le nuove regole piattaforme e privati non potranno più mettere a disposizione posto letto o appartamento come fatto finora. Chiunque metta a disposizione alloggi a breve termine dovrà registrarsi presso le autorità nazionali e ottenere un codice identificativo unico, personale, da esporre obbligatoriamente sull’annuncio online. Airbnb, Booking, Expedia e TripAdvisor dovranno poi condividere, ogni mese, tutte le informazioni sugli affitti (numero di notti, numero di ospiti, servizi offerti, ubicazione del posto). In questo modo sarà possibile tracciare il giro d’affari, evitare frodi fiscali, e anche offrire più tutele al consumatore.

La registrazione è il punto centrale della riforma a dodici stelle. Il mercato immobiliare e il settore turistico-ricettizio sono stati messi alla prova dall’arrivo e dall’utilizzo sempre più diffuso delle piattaforme. Il Parlamento europeo via Airbnb, Booking, Expedia e TripAdvisor si trovi circa un quarto del totale degli alloggi per turisti. Troppi. Perché in assenza di regole chiare si apre la porta a concorrenza sleale, aumento dei prezzi delle case, spopolamento del centro città con i residenti costretti a muoversi verso la periferia a causa di affari immobiliari volti all’acquisto di appartamenti da affittare poi su internet.

Le nuove regole armonizzano a livello europeo un mercato fin qui troppo variegato. La Commissione Ue, nel presentare la proposta di direttiva, ha sottolineato come nell’Unione europea vi fossero 23 diverse legislazioni in materia di registrazione e controlli. Adesso le piattaforme online che facilitano i servizi di affitto a breve termine per le proprietà che dichiarano di trovarsi nei paesi in cui è già in vigore un processo di registrazione (fra cui l’Italia), dovranno rispettare tutte le stesse regole di base, con gli Stati membri che potranno e dovranno scambiarsi le informazioni obbligatorie. Ciascun Paese membro dovrà istituire uno sportello digitale per ricevere i dati che le piattaforme dovranno fornire. Ci sono due anni di tempo per allinearsi alle nuove regole. Intanto Airbnb e compagni sono avvisati.


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