La campagna elettorale per le europee è iniziata e Il Tempo affronta il quadro con Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato della Lega.
Ormai le forze politiche hanno lasciato i blocchi di partenza in vista delle elezioni di giugno. In che direzione va la Lega?
«Stiamo mettendo in evidenza il fatto che bisogna cambiare a tutti i costi l’Unione Europea, mandando a casa chi ha dettato l’agenda green con un’impostazione ideologica, folle. Ci riferiamo ai socialisti europei che hanno condizionato tutta l’impronta politica sulla transizione energetica, affrontata in modo ideologico e non tenendo conto della gradualità e della sostenibilità economica. In questo contesto, noi ci contrapponiamo, con convinzione, soprattutto alla direttiva sulle case green che, per quanto sia stata modificata, è ancora molto gravosa e potrebbe costare alle famiglie italiane tra i 35mila e i 60mila euro. Vogliamo difendere il patrimonio immobiliare degli italiani ed evitare che un domani finisca in mano ai grandi fondi che investono sul mattone. Noi siamo per un’Europa che non sia un super-Stato, ma rispetti i popoli le autonomie e le identità».
Un punto molto dibattuto intorno al vostro posizionamento europeo, però, riguarda i movimenti vostri alleati nel gruppo Identità e Democrazia, con posizioni molto oltranziste su alcuni temi.
«In realtà cerchiamo di fare un ragionamento pragmatico perché la Lega non è mai stata nè di destra nè di sinistra: se vogliamo mandare a casa i socialisti c’è bisogno dell’aiuto di tutti».
Nelle ultime settimane è andato maturando un racconto, ovvero un fibrillare dell’area “nordista” della Lega. Vi preoccupa?
«C’è un confronto tra l’anima più storica del movimento e il nuovo corso. Nulla di preoccupante, accade un po’ in tutti i partiti che ci siano delle discussioni. Essere uniti, però, è la cosa più importante. Innanzitutto perché bisogna essere sempre riconoscenti al movimento cui si appartiene; e poi perché di certe cose si può benissimo discutere e ragionare nelle sedi competenti, evitando di aprire polemiche sui giornali e sui media che rischiano di danneggiare tutti. Ancor più considerando che siamo alla vigilia delle elezioni europee».
Questo tema, però, si collega a una telenovela che ha tiene banco da mesi: il generale Vannacci lo candidate o no?
«È una decisione che spetta al Segretario Salvini e al Consiglio federale. Noi sicuramente abbiamo già tanti candidati validi del territorio. Nello specifico su Vannacci, però, anche se non condivido parte di quanto sostiene, siccome ha avuto il coraggio di sfidare il politicamente corretto, la sua candidatura ci può stare in un partito come la Lega che ha uno dei suoi cardini nella difesa della libertà. Però, se verrà candidato o meno, spetterà a chi ha il compito di farlo. Mi spiace, però, che si stia parlando incessantemente solo di questo e molto poco delle tante figure che abbiamo sul territorio e degli eurodeputati uscenti che hanno fatto un ottimo lavoro in questi anni tra Strasburgo e Bruxelles».
È stata una settimana movimentata nel confronto con la sinistra. Pd e 5 Stelle compattissimi sulle mozioni di sfiducia, respinte, contro Salvini e Santanché. Poi di nuovo spaccati a Bari, per l’allargamento dei guai giudiziari su alcuni esponenti del centrosinistra locale. Che lezione se ne trae?
«Dobbiamo ringraziare ad avere un’opposizione così senza argomenti. Le mozioni di sfiducia sono state una perdita di tempo. Di autogol in autogol commessi per smania di visibilità, ci danno una mano a vincere tutte le partite».