«Il Documento di economia e finanza a breve verrà presentato al Parlamento. In base alle istruzioni della Commissione avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera». Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla riforma della governance economica Ue.
«Essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2% del Pil secondo le prime stime Istat) è scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi», ha aggiunto il ministro, che ha poi sottolineato l’aspetto positivo ell’indagine Ue. «Credo che l’indagine conoscitiva possa anche essere l’occasione per valutare, come d’altronde suggerito anche dal Parlamento, la necessità di eventuali e ulteriori aggiustamenti utili a superare le criticità dell’assetto contabile interno, non direttamente connesse al processo di riforma delle regole europee, che l’esperienza degli ultimi anni ha fatto emergere»
Scadenze e previsioni
Giusto una settimana dopo la scadenza del 4 aprile, Giorgetti deve presentare il Documento di economia e finanza, ovvero dare a Bruxelles e ai mercati un quadro aggiornato dei conti pubblici e spiegare come intende finanziare la legge di Bilancio per il 2025. L’ultima stima della Commissione europea dice che non cresceremo più dello 0,7 per cento. Il ministro è tentato di scommettere su un rotondo +1 per cento, al quale oggi non crede nessuno. Con questi numeri, è improbabile riuscire a confermare la stima di deficit del 4,3 per cento dello scorso autunno. I conti partiranno da un ammanco di almeno dieci miliardi rispetto alle previsioni. Per la sola conferma di decontribuzione e taglio Irpef della scorsa Finanziaria, occorrono altri 15 miliardi. A questo scenario occorre aggiungere l’entrata in vigore del nuovo Patto di stabilità, che rende impossibile replicare livelli di deficit come quelli accumulati dalla pandemia in poi.