I negoziati indiretti in corso a Doha, ripresi dopo il gelo delle scorse settimane, sembrano essere l’ultima chance per una tregua a Gaza con gli stessi mediatori che avrebbero messo in guardia sul rischio che, se anche questo round dovesse fallire, i colloqui cesseranno. E mentre il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar si è detto «cautamente ottimista» sulle trattative che si svolgono su tavoli separati, mediati dai padroni di casa e dall’Egitto, il capo del Mossad è tornato in patria, lasciando nella capitale qatarina la delegazione. Il rientro di David Barnea appare legato alla necessità di mettere a punto la posizione israeliana sugli sviluppi del negoziato. E, non a caso, Barnea ha partecipato al Gabinetto di guerra per illustrare lo stato dell’arte che, secondo diverse fonti, presenta ancora punti di caduta non facili da risolvere. Il mandato affidato dal governo al capo del Mossad è ampio ma con precise «linee rosse» sul numero dei detenuti palestinesi da liberare, quello degli ostaggi da rilasciare e sul cessate il fuoco permanente nella Striscia, come chiesto da Hamas alla fine della prima delle 3 fasi della possibile intesa.
Il capo della fazione palestinese, Ismail Haniyeh, accusa intanto Israele di «voler sabotare i negoziati» con l’operazione all’ospedale al Shifa. Operazione che prosegue con il portavoce militare che ha annunciato l’uccisione di «oltre 50 terroristi e la cattura di circa 180 sospetti». La telefonata di ieri con Biden non sembra intanto aver dissuaso Netanyahu sull’operazione a Rafah: «Ho detto a Biden nella forma più chiara» che Israele «è determinato a portare a termine l’eliminazione dei battaglioni di Hamas a Rafah» e di quello nel centro della Striscia. «E non c’è modo di farlo – ha proseguito il premier israeliano – senza un ingresso di forze di terra sul posto». Un’operazione che l’Anp denuncia sia già iniziata sottolineando che l’intensificarsi dei raid su Rafah sono un segnale che «ha cominciato a distruggere» la città nel sud della Striscia «senza annunciarlo, per evitare reazioni internazionali e senza aspettare il permesso di nessuno».
Netanyahu ha comunque confermato che, su richiesta del presidente americano, invierà – a quanto sembra a breve – una delegazione a Washington composta dal ministro degli affari strategici Ron Dermer, dal responsabile della Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e da un rappresentante dell’esercito per discutere dell’operazione che preoccupa gli Stati Uniti. Secondo alcune fonti a conoscenza dei contenuti della telefonata, citate da Axios, Biden avrebbe comunque rassicurato Netanyahu sul fatto che non sta cercando di indebolirlo politicamente e che non ha intenzione di intervenire nella politica interna israeliana. Al 165/esimo giorno di guerra, l’Idf continua intanto ad operare a sud, sull’asse che va da Khan Yunis a Rafah, al centro di Gaza ma anche al nord dove a Jabalya – secondo la Wafa – ci sono «stati 8 morti, tra cui anche dei bambini». L’Idf ha anche fatto sapere che nell’attacco a Jabalya è stato ucciso, insieme alla famiglia, Raid al-Banna, un ufficiale dell’intelligence del ministero degli interni di Hamas. Eliminato anche – secondo la stessa fonte – Mahmud al-Bayumi, capo della polizia di Nusseirat. La situazione umanitaria nell’enclave palestinese è stata denunciata ancora una volta dal segretario di Stato Usa Antony Blinken, in arrivo nella regione con tappe in Arabia Saudita ed Egitto ma non in Israele: l’intera popolazione di Gaza sta vivendo «gravi livelli di insicurezza alimentare acuta», ha rimarcato mentre gli Usa hanno chiesto di far entrare a Gaza il direttore generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, a cui Israele ha negato il visto di ingresso. Un nuovo allarme arriva anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, secondo cui «l’imminente carestia nella parte settentrionale di Gaza è un disastro interamente provocato dall’uomo. Ribadisco il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato. Dobbiamo agire ora per prevenire l’impensabile, l’inaccettabile, l’ingiustificabile», ha scritto su X. Continua infine ad aggravarsi il bilancio delle vittime nella Striscia che secondo i dati del ministero della sanità di Hamas – che non è possibile verificare in modo indipendente – è arrivato a 31.819 morti (93 nelle ultime 24 ore) e 73.934 feriti.
Per approfondire
Cameron: dobbiamo smantellare le strutture terroristiche di Hamas
Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha affermato che è vitale una pausa nei combattimenti tra Israele e il gruppo militante Hamas per consentire il rilascio degli ostaggi a Gaza, ma è necessario prima soddisfare molte condizioni per un cessate il fuoco duraturo. Parlando a Reuters durante un viaggio in Tailandia, Cameron ha affermato che gli attacchi contro i civili israeliani da parte di Hamas lo scorso anno e la detenzione di ostaggi sono stati disumani, e che l’unico modo per il popolo palestinese di avere un futuro era con il gruppo militante fuori dai giochi. «Ciò che dobbiamo cercare di fare è trasformare quella pausa in un cessate il fuoco permanente e sostenibile», ha detto Cameron durante una visita a una base aerea tailandese. «Lo faremo solo se verranno soddisfatte molte condizioni… Dobbiamo portare i leader di Hamas fuori da Gaza, dobbiamo smantellare le infrastrutture terroristiche».
Raid Israeliano sul campo profughi di Nuseirat, 27 morti
L’agenzia palestinese Wafa afferma che 27 persone sono morte in un bombardamento israeliano che nelle prime ore di oggi avrebbe colpito il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza.
“Austin vedrà Gallant la prossima settimana al Pentagono”
Il capo del Pentagono Lloyd Austin incontrerà il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant a Washington la prossima settimana. Lo riporta Cnn citando alcune fonti, secondo le quali il faccia a faccia è separato dall’incontro previsto la settimana prossime fra la Casa Bianca e una delegazione israeliana di alto livello. L’incontro fra Austin e Gallant si terrà al Pentagono.