PESCARA. Miss Rain, Giorgia Meloni. Sotto la pioggia di Pescara la premier si affida alla scaramanzia: «Ogni volta che faccio un comizio a Pescara piove – dice dal palco – l’ultima volta era per le elezioni politiche e sono diventata presidente del Consiglio. Quindi può anche diluviare…».
Lancia baci e salta. Sorride, saluta. Mentre la piazza si fradicia. «Mi dispiace che vi ho fatto bagnare», dirà a fine comizio. Ma l’Abruzzo val bene una doccia.
La colonna sonora, sorride Marco Marsilio, è quella di Mr Rain, il rapper di Desenzano sul Garda. «Abbiamo fatto tradurre in abruzzese, variante teramana la canzone ‘Supereroi’ – racconta – si dice ‘nu sim nu’. Siamo supereroi vinciamo anche questa partita, perché nu sim nu».
Si vota domenica, tra una manciata di giorni. E sul palco pescarese sfila il centrodestra con tutti i leader: Meloni, Salvini, Tajani, Cesa, Rotondi, Lupi. Dal palco, Marsilio ostenta il suo essere abruzzese doc, sebbene nato a Roma.
«D’Amico rivendica giustamente le sue origini contadine – sottolinea – mia madre e mio padre erano ancora più poveri», reclama in una gara alla parsimonia. «Per fare dei figli di successo, che sono arrivati ai vertici delle istituzioni italiane e europee, hanno sofferto 40 anni di vita lontani dalla loro terra. Non può essere un reato se loro figlio vuole tornare nella sua terra di origine. Sono abruzzese da sette generazioni».
Scendono gli applausi, prima della pioggia. «Io sono un fetente politico», aggiunge per smarcarsi dal «civico» D’Amico. Salvini racconta di aver «incontrato allevatori e pescatori abruzzesi» e prende slancio: «Il popolo abruzzese ha due chance: vincere le elezioni abruzzesi, vincere le elezioni europee a giugno per lasciare a casa quelli della carne sintetica, degli arrosticini finti, della farina di insetti e grilli, noi vogliamo mangiare i frutti della nostra terra e dei nostri mari».
Tajani lo prende alla lettera e s’attovaglia: «Questa regione sarà ancora governata dal centrodestra. Salvini scommette un caffè, perché è a dieta – dice – io scommetto un pranzo con fagioli e arrosticini, e una cena di pesce».
Cita «il coraggio dei marinai e il passo lento ma sicuro degli alpini abruzzesi». Intanto diluvia. In piazza Salotto i militanti sono di età piuttosto avanzata, ci sono pochi giovani. Sono ragazzi e ragazze di FdI che che distribuiscono le bandiere del partito. Sarà un trionfo di fiamme, surclassate decisamente le bandiere di Forza Italia. Quelle della Lega nemmeno ci sono. Meloni racconta invece che cinque anni fa Marsilio «mi disse ‘voglio tornare a casa’» e lei allora convinse gli alleati, Berlusconi in primis, a candidarlo in Abruzzo: «Fu il primo presidente di regione di Fratelli d’Italia – sottolinea – e oggi può essere il primo presidente riconfermato dell’Abruzzo».
La premier accorcia il suo intervento, perché in piazza ci si bagna tanto. Foto di rito, tutti abbracciati e sorridenti. Poi, alla fine, di nuovo sul palco assieme per l’inno d’Italia, ma Salvini è già andato. Prima di ripartire Meloni si concede un bagno di folla, letteralmente.
Diluvia e lei si tira su il cappuccio del giaccone. Le danno un mazzo di fiori e allora salta da una transenna all’altra, nel retro palco che dà sul mare. Lancia baci, saluta, stringe mani, ringrazia. L’acqua continua a scendere. Pescara bagnata, urna fortunata? Lei ci ha scommesso.