L’appuntamento era all’aeroporto di Malpensa. Direzione Mosca, via Serbia. Per il fronte filo Putin la settimana scorsa è stata la tappa conclusiva di un percorso che dura da anni, tra attrazioni fatali per l’autocrate russo, tifo mai celato per le truppe che hanno invaso l’Ucraina e una devozione per il guru Aleksandr Dugin, il vate innamorato di Julius Evola. L’appuntamento che da mesi girava nei canali Telegram era il secondo convegno del Movimento nazionale russofilo. Nulla di carbonaro, ma una convention con centinaia di delegati arrivati da Africa, Europa, Medio oriente, America Latina, Stati Uniti e Cina, con la benedizione di Vladimir Putin, arrivata attraverso le parole del ministro degli esteri Sergey Lavrov. La portavoce, Marija Zacharova, ha prestato la sua immagine in centinaia di selfie, Photo Opportunity e colloqui riservati.
Il gruppo degli italiani era probabilmente uno dei più folti. Scrive Maurizio Murelli, ex terrorista nero, oggi editore in Italia di Dugin sulla sua pagina Facebook: “Al seguito del segretario italiano, provenienti da 7 diverse città, siamo partiti da Malpensa in 8. Altri italiani hanno raggiunto Mosca a vario titolo e in ordine sparso per un totale di una quindicina di persone”. Oltre a lui, La Stampa ha potuto documentare la partecipazione di Vito Comencini, deputato nella scorsa legislatura della Lega, Eliseo Bertolasi, tra i fondatori dell’associazione di Gianluca Savoini Lombardia Russia, Rainaldo Graziani, figlio di Clemente, il fondatore di Ordine nuovo e principale organizzatore dei tour di Dugin in Italia, Amedeo Avondet, l’ex militante di Fratelli d’Italia, creatore del sito “Il corrispondente”, che ha rivelato la notizia della morte di Maxim Kuzminov, il pilota russo disertore in Spagna, Andrea Lucidi, autore di diversi reportage sul largo fronte russo per il canale televisivo Byoblu. Un parterre niente male.
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La prima tappa ha visto una parte del gruppo – guidato da Rainaldo Graziani – atterrare in Serbia, per una serie di incontri. Rapporti antichi, come lo stesso Graziani rivela in un post su Facebook, dove ha esaltato la figura di Dragoš Kalajić, artista originario di Belgrado, esponente della destra estrema serba, con posizioni apertamente fasciste e anti semite. Poco prima del viaggio Graziani era stato ospitato ufficialmente all’ambasciata russa a Roma, dove ha organizzato un concerto in memoria di Daria Dugina, la figlia di Dugin uccisa nel 2022 in un attentato. Quella partecipazione è poi finita in una interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Pd Lia Quartapelle.
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E sono proprio i rapporti con il filosofo russo ad essere il vero motore – politico, culturale e organizzativo – della variegata delegazione italiana. Sempre Murelli, in un lungo resoconto postato poche ore fa su Facebook, scrive: “Una quota parte degli aderenti al MIR va oltre il “semplice” amore per la Russia e aderiscono al progetto geopolitico della Multipolarità teorizzato da Aleksandr Dugin. Io (e ovviamente non solo io tra gli italiani) aderisco e rappresento questa componente impegnandomi principalmente in campo editoriale. La sera del nostro arrivo, al Metropol abbiamo incontrato Dugin per un primo saluto”. Il giorno dopo l’editore Murelli e Rainaldo Graziani hanno discusso strategie e progetti con il filosofo moscovita: “Ci ha dunque ricevuti in sede riservata per un colloquio a 3 della durata di quasi 2 ore a cui neppure i suoi assistenti hanno potuto partecipare”. L’incontro è stato possibile solo per la presenza degli italiani a Mosca, visto che Dugin da alcuni anni è sulla lista di sanzioni dell’Unione europea e non può entrare in Italia, né avere rapporti di carattere economico. Eppure i suoi testi continuano ad essere tradotti e pubblicati, con una diffusione capillare in moltissime librerie dell’area della destra radicale.