Re Carlo III si è abbandonato a scene di disperazione quando gli è stato diagnosticato un tumore? Forse, o almeno così dicono alcuni libri autopubblicati all’indomani dell’annuncio, il 5 febbraio scorso da parte della Casa Reale britannica, della malattia del sovrano.
Amazon ha però dovuto toglierli in tutta fretta da Kindle Direct Publishing, nonostante i titoli accattivanti e, forse, le prime vendite. Una raffica di testi apparsi come d‘incanto su KDP promettevano infatti analisi accurate, pettegolezzi, testimonianze, “vere storie” con titoli naturalmente eclatanti, da King Charles III & his fears (Il R Carlo e le sue paure), a Behind Palace Walls: The Untold Secrets And Truths Of The Cancer Diagnoses Of Kings Charles & George (Dietro le mura del Palazzo, i segreti non rivelati delle diagnosi sui cancri dei re) e via discorrendo; rivelando per esempio che il povero sovrano sarebbe caduto in preda alla paura, alla collera, alla disperazione, e che il cancro interessava la prostata, aspetto questo squisitamente «tecnico» negato da Buckingham Palace, anche se è stato menzionato su molti giornali.
Erano libri realizzati, com’è ovvio, con l’Intelligenza artificiale; e diciamo «erano» perché appunto, dopo le proteste ufficiali della Corte, sono stati cancellati. E’ la prima volta che accade, e va detto che Amazon un po’ doveva aspettarselo, dato il successo della nuova ondata di libri realizzati in automatico e in pochissimo tempo: già nel settembre scorso erano state modificate le regole sull’auto-pubblicazione.
Da allora chi carica il suo testo dovrebbe informare il sito dell’eventuale presenza di contenuti generati dall’Intelligenza artificiale, il che sembrerebbe già di suo un pio proposito. E nemmeno pare molto più efficace una norma successiva che limita il numero di libri proposti dallo stesso autore (o presunto tale): non più di tre al giorno.
Sembrerebbe uno scherzo; e di cattivo gusto. E non è neanche il solo, in pochi giorni. Perché mentre ancora non si era spenta l’eco delle fake news reali, è toccato a Google prendere provvedimenti, su una questione antropologica non da poco a proposito tra l’altro di vichinghi: che secondo le immagini realizzati con l’intelligenza artificiale su Gemini (il bot di Google ad essa dedicato, non disponibile in Europa) risultano essere stati sì barbuti e cornuti (per quanto riguarda gli elmi, beninteso), ma soprattutto… neri. Così George Washington e in generale i padri fondatori degli Stati Uniti d’America, per non parlare dei nazisti.
Gemini si è rivelato un po’ troppo «inclusivo» (anche se al contrario ha dichiarato di non essere in grado di produrre un’immagine adeguata per personaggi storici come Abramo Lincoln, Giulio Cesare e Galileo): così nei giorni scorsi, dopo un’ondata di proteste, il gigante di Seattle ha deciso di metterlo in pausa, in attesa di risolvere il problema. La notizia sta rimbalzano sui media soprattutto sui siti specializzati, e in sé parrebbe una banale curiosità, un buffo incidente di percorso nella marcia trionfale – e per molti preoccupante – della IA sia per la realizzazione di contenuti sia per le strategie aziendali.
Ma se «buffi» incidenti del genere capitano ai giganti del web, che non sembrano avere (o volere) strategie efficaci per contrastarli, c’è davvero poco da ridere. Viene sa scomodare e adattare ai tempi il vecchio Hegel: che sia già irrimediabilmente calata la notte dove tutti i vichinghi sono neri?