Delle presunte molestie sessuali subite dal prof, le studentesse dell’ospedale San Matteo parlavano nella chat Whatsapp della loro classe di specializzazione. Anche questa chat è finita agli atti delle indagini appena concluse dalla procura di Pavia che accusa l’ex direttore della scuola di specializzazione – tuttora primario dell’ospedale – di violenza sessuale aggravata «dall’aver commesso il fatto all’interno di un istituto di formazione con abuso di poteri e in violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione da lui svolta» nei confronti di undici giovani studentesse di cui una ha presentato formale querela contro di lui.
A dare il via all’inchiesta, condotta dai carabinieri, è stata una segnalazione dell’Ateneo, dopo che, nel 2021, aveva raccolto i questionari anonimi degli specializzandi dell’anno accademico 2019/2020: nelle loro risposte, undici studentesse avevano infatti riferito di «comportamenti sconvenienti» del primario, di palpeggiamenti e toccamenti che sarebbero avvenuti durante le ore di didattica. Gli investigatori hanno così sentito tutti gli specializzandi e le 11 donne hanno confermato le accuse, una di loro ha anche deciso di denunciare.
E mentre, dopo che la Provincia Pavese ha rivelato l’esistenza dell’inchiesta, nei corridoi dell’ospedale non si parla d’altro, il rettore Francesco Svelto, sottolineando che “l’università di Pavia mette sempre al centro il rispetto della persona e la creazione di un ambiente sicuro e sereno” precisa: «Non è mai stato e non sarà mai accettato alcun comportamento prevaricatore che crei disagio ai componenti della comunità accademica». Tant’è che «nel caso specifico, avevamo a suo tempo prestato immediato ascolto alle segnalazioni pervenute attraverso i questionari di valutazione che anonimamente vengono compilati dagli studenti. Avevamo quindi dato avvio ad un procedimento disciplinare che, nel rispetto della legge, si è dovuto arrestare data l’impossibilità di acquisire testimonianze dirette o prove certe». In realtà, si è trattato di un provvedimento di archiviazione del procedimento disciplinare per via dell’assenza di «denunce circostanziate» da parte di «soggetti di identità nota» con la precisazione che, «qualora fossero arrivare denunce sottoscritte» da parte delle presunte parti offese, il procedimento sarebbe ripartito da dove si è interrotto. «L’Università ha quindi segnalato l’evento alla autorità giudiziaria – specifica il rettore – sospendendo il proprio procedimento». Non si tratterebbe quindi di una vera «archiviazione da parte dell’Ateneo, quanto di rispetto di leggi e procedure». Lo stesso indagato, al momento dell’apertura del disciplinare, ha deciso di dimettersi dal suo incarico, il 3 febbraio del 2022, «con l’intento di favorire lo svolgimento sereno e proficuo delle attività della scuola di specializzazione, e con le tempistiche che si riterranno più idonee», anche se da quel che emerge, avrebbe di fatto continuato a lavorarci fino all’ottobre del 2023.
Secondo il racconto delle presunte vittime sentite dalla procura, il professore le avrebbe molestate fisicamente durante la spiegazione di alcuni esami diagnostici, simulando atti sessuali. Dopo la conclusione delle indagini preliminari, ha venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o presentare memorie difensive prima che la procura diretta da Fabio Napoleone decida se richiedere o meno il suo rinvio a giudizio.