Un documento “vuoto”, “un bluff”, “una presa in giro”, se non addirittura “un atto fuorilegge” come accusano dall’opposizione, oppure una “scelta di prudenza” frutto dell’attuale “regime transitorio” come sostiene il governo? Governo che si difende dalle accuse innanzitutto sostenendo che il Documento di economia e finanza che viene approvato oggi “nei tempi previsti” ci tengono a sottolineare, «avrà quest’anno un’impostazione diversa perché sono cambiate le regole di programmazione economica e di conseguenza sono previste nuove tempistiche».
Le regole di governance in via di approvazione, spiegano fonti di palazzo Chigi – introducono un nuovo strumento di programmazione, il Piano fiscale-strutturale di medio termine che a regime dovrà essere presentato alle autorità europee entro il 30 aprile (con una cadenza allineata alla durata della legislatura nazionale, che nel nostro ordinamento è fissata in cinque anni). Per l’anno in corso sarà applicato un regime transitorio, che prevede la presentazione del Piano alla Commissione europea entro il 20 settembre. L’approvazione del Piano implica un processo che richiede il contributo di diverse istituzioni e un confronto costruttivo sia con il Parlamento sia con la Commissione europea che dovrà poi valutarlo.
Queste nuove regole non sono ancora in vigore, rimarcano fonti del governo. Quindi, «nella fase attuale in cui mancano ancora le indicazioni operative su come dovrà essere impostato il Piano, è stata concordata a livello europeo la possibilità di sospendere le vecchie procedure per evitare di svuotare l’atto politico di contenuto. Un processo lineare che si concluderà in tempo per la messa a punto della Legge di Bilancio per il 2025, senza nessun rischio di generare incertezze sui mercati».
Come si intende procedere, allora? Il Governo assicura che fornirà tutti gli elementi utili alla costruzione della nuova manovra col nuovo Piano fiscale strutturale. Intanto bisogna però approvare il Def che quindi sarà inevitabilmente molto più asciutto rispetto ai documenti degli anni passati.
Per quanto riguarda le previsioni sulla crescita economica, il Governo «intende proseguire sul metodo adottato finora, fornendo numeri il più possibile realistici, non gonfiati né troppo impostati alla prudenza, al netto tuttavia della congiuntura internazionale volatile a causa dei conflitti in atto. Un metodo di lavoro che ha dato e continua a dare risultati. Dal documento emergerà inoltre il pesante impatto del superbonus sui conti pubblici e sui dati macroeconomici di riferimento».
Il Def, è bene ricordarlo, è il documento che fotografia la situazione dell’economia italiana e l’andamento dei conti pubblici – a partire dall’andamento del Pil, dall’inflazione, dall’andamento del deficit e del debito – e rappresenta il documento essenziale a partire dal quale costruire la legge si stabilità dell’anno successivo. A fronte di tutti i parametri indicati a legislazione vigente vengono indicati quelli programmatici, ovvero gli obiettivi che si da il governo di turno in seguito alle misure che intende adottare e che alla fine arrivano a incidere sul disavanzo e poi sul debito. Quest’anno la fotografia contenuta nel Def “light” si limiterà alla legislazione vigente rinviando ai prossimi mesi la sua integrazione. E’ già successo anche nel passato recente, scelte analoghe erano state compiute dai governi Gentiloni e Draghi ma solamente perché queste esperienze erano prossime al capolinea e si non voleva interferire con le scelte dell’esecutivo che si sarebbe insediato di lì a poco. Una scelta del genere fatta oggi, da un esecutivo nella pienezza dei poteri, invece lascia spazio a critiche. E a tanti dubbi: il più “pesante” riguarda l’avvicinarsi delle urne. In attesa delle europee meglio non proporre agli italiani ricette di nuovi sacrifici (praticamente inevitabili) che certamente risulterebbero sgraditi. Ovvio, no?